DOMENICA XXVII - B
PRIMA LETTURA Gn 2,18-24
Dal libro della Genesi
18 Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile».
Disse. «Di nuovo un soliloquio di Dio che sottolinea l’intervento di Dio che attinge la sua sapienza intima» (d. U. Neri, appunti di omelia, Gerico, 11.1.1973).
Per sette volte il Signore ha scandito la sua creazione con la parola bene (alla settima ha detto molto bene), ora dice: Non è bene, vedendo l’uomo solo.
Un aiuto nella fatica (cfr. Qo 4,9-10). È un aiuto molto qualificato che si colloca nella sfera della persona; è quindi un aiuto intrinseco, non estrinseco come quello degli animali.
Simile a lui (lett.: che gli stia di fronte) cioè alla pari, uno a fianco dell’altro. L’uomo trova nella donna il suo corrispondente speculare dove il suo io si espande, è accolto e la donna sente la pienezza di se stessa nell’uomo dal quale riceve il principio della vita.
19 Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome.
In questo secondo racconto, la creazione degli animali è dopo quella dell’uomo perché l’uomo è collocato al centro di essa e quindi si parte da lui. La fondamentale differenza tra la creazione dell’uomo e degli animali è che in questi Dio non soffiò l’alito divino per cui non sono a sua immagine e somiglianza.
Li condusse (lett.: li fece venire) come dopo il peccato in genere gli animali fuggono dall’uomo, prima invece nel loro istinto venivano dall’uomo.
Per vedere può essere detto di Dio che osserva in che modo l’uomo si relaziona con le creature oppure può essere detto dell’uomo che vede, comprende ed esprime la sua conoscenza dando il nome appropriato a ciascun vivente.
Dare il nome è proprio di Dio (cfr. Sal 147, 4). Il Signore partecipa all’uomo la sua signoria sulle creature.
20 Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.
Nessuna creatura ebbe un nome che dicesse comunione con l’uomo (trovò: Pr 18,22). L’uomo sente in se stesso quella solitudine che Dio vede in lui e che dichiara non buona. Quindi nel dare il nome agli animali l’uomo spera di trovare quello che lo possa aiutare nella sua fatica standogli di fronte. Ma questo non avviene per cui l’uomo sente ancor più profonda la sua solitudine. Ogni tentativo fallito acuisce il desiderio. Ma tutto questo porta il Signore Dio a operare in modo nuovo e meraviglioso
21 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto.
Torpore parola usata raramente nella Bibbia1. Essa indica un sonno profetico. In questa linea è l’interpretazione cristiana così espressa da Agostino: «credo che indichi una visione segreta … per la quale non servono gli occhi di questo corpo» e Ruperto aggiunge: «che non doveva far cessare la veglia della ragione, ma - chiusi i cinque sensi del corpo - lasciar libero il senso della mente» (Genesi, a cura di U. Neri, p. 45). Adamo quindi non vede in visione diretta ma solo in spirito profetico quanto Dio compie. Questo determina anche la nostra visione del mistero della creazione. Attraverso l’intelligenza della Parola noi lo contempliamo con spirito profetico. Chi vuol vedere direttamente, senza la contemplazione divina, profana il mistero e riduce la parola di Dio a un dato esterno umiliato e profanato.
1 «sonno Gn 15,12; Gb 15,12; 33,15. Is 29,10: qui è rovesciato, il sonno che viene da Dio oscura e impedisce di vedere. Le estasi da parte di Dio sono per il bene e per il male 1 Sm 26,12» d. G. Dossetti, appunti di omelia, Gerico, 11.1.1973).
Costole (lett.: lati) il termine ebraico così tradotto nella Scrittura è architettonico. Soprattutto è riferito alla tenda santa e al tempio di Gerusalemme. Solo qui e in Gv 19,34 è riferito rispettivamente ad Adamo e a Gesù. «Giustamente il Santo, Benedetto Egli sia!, la creò dal fianco perché l’uomo fosse premuroso nei suoi confronti come per una delle sue membra, ed ella avesse fiducia in lui come nel fondamento del suo corpo» (Rasàg).
L’operazione divina non lascia nessun segno nell’uomo. in Adamo la carne viene chiusa, in Gesù invece il fianco resterà per sempre aperto perché sgorghino i sacramenti della Chiesa.
22 Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.
Plasmò (lett.: costruì). La costola dell’uomo è costruita come donna. Nel termine costruire, usato anche altrove per indicare l’uomo e soprattutto la famiglia (cfr. 2 Sm 7,27), si percepisce il dinamismo interno alla coppia destinata a divenire famiglia e quindi a crescere e a moltiplicarsi secondo la benedizione di Dio. «Il fatto che dica costruì questa costa in donna sembra richiamare la costruzione della nuova Eva dal costato di Cristo nella nuova Gerusalemme» (d. G. Dossetti, appunti di omelia, Gerico, 11.1.1973).
Mentre i termini usati per la creazione dell’uomo si rifanno al vasaio, quelli usati per la creazione della donna si rifanno alla edificazione della casa e più precisamente del Tempio.
La condusse all’uomo che la vide al suo risveglio, splendida nella sua struttura, e non si stupì perché l’aveva contemplata nel sonno profetico. Ora l’opera di Dio era compiuta e l’uomo disse il suo amen all’opera divina con le seguenti parole.
23 Allora l’uomo disse:
«Questa volta essa
è osso dalle mie ossa
e carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna
perché dall’uomo è stata tolta».
L’uomo dà il nome alla donna perché nello spirito della profezia ne ha visto l’origine da se stesso.
Questa volta e non prima davanti agli animali. Ora l’uomo non sente più di essere solo perché colei che gli sta davanti è osso dalle mie ossa e carne dalla mia carne. L’espressione, più volte usata nella divina Scrittura, e segno della parentela e quindi è espressione di amore e di vincolo indissolubili (cfr. Gn 29,14; Gdc 9,2; 2 Sm 5,1; 19,13-14; ecc.). Qui il testo sacro ce ne presenta il fondamento: essa è insita nella creazione della donna che quindi si rapporta all’uomo come da lui derivata. Questo è pure testimoniato dal nome per cui quello della donna („ishàh) deriva da quello dell’uomo („ish).
Attraverso un proverbio di uso corrente per indicare un legame strettissimo e una considerazione “filologica” (che può far sorridere gli studiosi) posti sulle labbra di Adamo, l’autore sacro coglie quell’azione divina da cui ha origine l’indissolubile legame tra l’uomo e la donna. L’azione di Dio sta a monte di quel riconoscimento che l’uomo fa della sua donna. Se l’uomo fa attenzione al suo spirito può cogliere quella luce profetica che lo illumina sulla sua donna e percepire in se stesso la parola divina della scelta e la donna si può cogliere in quell’istante come la perfezione del suo uomo.
24 Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.
Queste non sono più parole dell’uomo ma della legge che appunto afferma l’abbandono fisico da parte dell’uomo del tetto paterno per costituire una nuova famiglia con la sua donna.
Si unirà con un solo amore così come deve essere l’amore verso Dio (cfr. Dt 11,22; 4,4). Come i figli sono una sola cane con i loro genitori, così lo sono lo sposo e la sposa. Essendo una sola carne in forza della loro vita coniugale, gli sposi lo diventano ogni giorno sempre di più. Nel vincolo coniugale non è insito per natura un processo di separazione ma al contrario di unione sempre più intima da essere una sola carne. È il peccato che immette una forza disgregante nel processo di unificazione.
Alcune note
la donna è l’ultima opera della creazione ed è il compimento di essa. Nel mistero ella apre l’orizzonte delle realtà divine, quali ci sono rivelate nel NT: le nozze del Cristo con la sua Chiesa.
La visione della creazione si apre al nostro sguardo solo in virtù della profezia. La mente dell’uomo non può comprendere fino in fondo se Dio non gli fa vedere il significato di quanto accade.
L’incontro dell’uomo con la donna diviene reale solo in virtù della conoscenza che Dio dona e che diviene amore come adesione totale.
Questo è il disegno originale che neppure il peccato ha distrutto anche se ha squilibrato il rapporto dell’uomo con la donna.
SALMO RESPONSORIALE Sal 127
Ci benedica il Signore, fonte della vita.
Beato l’uomo che teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Vivrai del lavoro delle tue mani,
sarai felice e godrai d'ogni bene.
La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d'ulivo
intorno alla tua mensa.
Così sarà benedetto l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion!
Possa tu vedere la prosperità di Gerusalemme
per tutti i giorni della tua vita.
Possa tu vedere i figli dei tuoi figli.
Pace su Israele!
SECONDA LETTURA Eb 2,9-11
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, 9 Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse (lett.: gustasse) la morte a vantaggio di tutti.
L’autore sacro, nel confronto di Gesù con gli angeli, lo considera nel tempo della sua incarnazione e della sua passione, in cui fu fatto di poco inferiore agli angeli. In questa sua condizione, in cui era in tutto uguale a noi fuorché nel peccato (cfr. Eb 4,15), gli angeli che hanno accolto l’incarnazione del Figlio e in essa la creazione dell’uomo, lo servivano (cfr. Mt 4,11).
Questa condizione di abbassamento nella nostra natura umana è cessata perché ora Egli è coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto.
La sua volontaria umiliazione e la sua obbedienza fino alla morte e alla morte di croce (Fil 2,9) lo hanno portato a entrare in possesso anche nella sua natura umana di quella gloria che Egli aveva prima che il mondo fosse (cfr. Gv 17,5).
Egli, che in nulla è soggetto alla morte, per grazia di Dio Padre ha voluto gustare la morte a vantaggio di tutti.
La grazia, che il Padre ci ha riservato nel suo grande amore per noi, è quella di aver sacrificato il Figlio per lo schiavo (cfr. Preconio pasquale).
L’amore del Figlio per noi è quello di aver gustato la morte in modo che in Lui essa perdesse nei nostri confronti il suo veleno mortale e noi potessimo aver la speranza della vita eterna anche per i nostri stessi corpi.
10 Ed era ben giusto che colui, per il quale e del quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha guidati alla salvezza.
L’attuazione del disegno di Dio appare ai nostri occhi come giusto e conveniente al Padre, definito colui, per il quale e del quale sono tutte le cose. Egli, che è il Signore di tutto e quindi anche nostro, non ha rinunciato al suo volere nei nostri confronti, che è quello di portare molti figli alla gloria. La gloria, di cui parla, è quella dell’Unigenito Figlio, come questi dice: E la gloria che hai dato a me l’ho data a loro (Gv 17,22).
Perché fossimo partecipi della gloria era necessario che noi fossimo condotti alla salvezza. Questo è avvenuto quando il nostro capo è stato reso perfetto mediante la sofferenza. Entrando Egli nelle sofferenze della sua passione si è talmente avvicinato a noi da assumerci in se stesso. Le sofferenze sue sono il luogo del nostro incontro con Lui. La perfezione sua consiste nella nostra redenzione. Facendo questo Egli è giunto al suo termine (cfr. Gv 19,30). La sua perfezione non è tanto in ordine al suo essere quanto in rapporto alla sua incarnazione e alla nostra redenzione.
11 Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine (lett.: da uno solo); per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.
Colui che santifica è il Cristo e i santificati siamo noi. Tutti abbiamo un’unica origine data da Dio o da Adamo o da Abramo. Gesù, dopo aver compiuto la nostra redenzione non si vergogna di chiamarci fratelli (cfr. Gv 20,17).
Egli, che è il Santo non trattiene come tesoro geloso la sua santità ma la comunica a noi e per l’unione con Lui vuole invadere tutti gli spazi della nostra esistenza con la sua stessa santità.
Anche la sofferenza, le nostre debolezze, la confessione umile dei nostri peccato diventano il luogo dove si dilata la sua stessa santità.
ACCLAMAZIONE AL VANGELO
Alleluia, alleluia.
Se ci amiamo a vicenda, Dio è in noi,
e la sua carità in noi è perfetta.
Alleluia.
INTRODUZIONE AL VANGELO
Il capitolo 10 è interessante perché tenta, da una parte, di chiarire ulteriormente il concetto di sequela – che dal cap 8 in poi si va sempre più precisando come un viaggio verso la Croce – e, dall’altra, di applicarla a tre situazioni concrete: la relazione tra l’uomo e la donna nel matrimonio, il problema della ricchezza e quello dell’autorità (che troveremo nei vangeli delle prossime domeniche). Gesù si trova in cammino verso Gerusalemme. L’annotazione, di per sé non essenziale, inquadra però la domanda dei farisei e la risposta di Gesù nel contesto di quel cammino di avvicinamento a Gerusalemme, nel momento cruciale della vita di Gesù che sta per compiersi a Gerusalemme. I tre annunci della passione esplicitati, pongono il discepolo di fronte a quel passaggio che Gesù deve compiere e che diventa l’orizzonte in cui è veramente possibile la comprensione più profonda del suo annuncio, così come rende esplicite le esigenze della sequela
La citazione del passo della prima lettura odierna costituisce il punto di forza della risposta di Gesù ai suoi interlocutori riportata nel vangelo. Nel racconto della creazione, in cui non si vuole dare una spiegazione scientifica, ma del senso della creazione, l’uomo sta di fronte alla donna non semplicemente come una realtà complementare, ma reciproca. Il rapporto tra i due è visto nell’ottica dell’alleanza, dell’impegno scambievole delle due libertà.
VANGELO Mc 10,2-16
Dal vangelo secondo Marco
10.1 Alzatosi di là, si reca nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorre di nuovo a lui e di nuovo egli l’ammaestrava, come era solito fare.
Versetto che collega quanto precede a quello che segue. Gesù ha terminato il suo insegnamento a Cafarnao e si dirige nelle regioni della Giudea e al di là del Giordano. Questa lettura crea difficoltà geografiche perché prima si va al di là del Giordano e poi si rientra in Giudea; per questo la Koinè legge attraverso la Transgiordania. Altri tolgono la “e” in modo che l’espressione al di là del Giordano sia precisazione di Giudea.
Le folle vanno con Lui ed Egli, come è solito, li ammaestra.
È in questo ammaestramento che intervengono i farisei invidiosi che Gesù ammaestri le folle. Penso che in questo consista la prova: se Egli insegna cose contrarie, essi lo possono denigrare.
2 E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?».
Per metterlo alla prova, gli fanno questa domanda per tentarlo. In che cosa consiste la tentazione? È lecito a un marito ripudiare la propria moglie? Mt 19,3 aggiunge: per qualsiasi motivo.
Il Signore è messo alla prova: 8,11: sul segno (i farisei); 10,2: sul matrimonio (i farisei); 12,15: sul tributo (farisei de Erodiani); Mt 22,35: sul comandamento grande (dottore della Legge). Qui i farisei lo tentano in rapporto alla Legge nella speranza che Egli cada nelle reti dei loro ragionamenti e si contraddica e sia accusato di violare la Legge.
3 Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?».
Con la domanda Gesù entra nel vivo della questione: il comando di Mosè. Egli vuole riportare la loro attenzione non tanto sulle loro molteplici interpretazioni quanto piuttosto sul testo legislativo. È da qui che Egli vuole partire. La rete dei ragionamenti inizia dopo il dato rivelato.
4 Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla».
Essi, a differenza di quanto è scritto in Mt 19,7, rispondono: Mosè ha permesso (In Mt essi dicono: ha comandato). È quindi una concessione basata su Dt 24,1-5, soggetta a delle limitazioni che non ne fanno un comando. Nel testo di Dt Mosè dichiara che è abominio agli occhi del Signore che l’uomo riprenda quella che era sua moglie dopo che è stata di altri (è stata contaminata). La motivazione è infatti la seguente: non renderai colpevole di peccato la terra. Se dice che la donna è stata contaminata vuol dire che la Legge non considera questo come qualcosa di buono, ma lo “permette”, data una certa situazione. Impedisce invece che la donna ritorni al primo marito, per il quale ella è contaminata.
5 Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.
Nella sua risposta Gesù mette in luce che il testo legislativo del ripudio è basato sulla durezza del cuore, che la Legge non può togliere ma che può solo arginare. «I giudei, che avevano adorato il vitello d’oro, dopo la prima legislazione (il Decalogo), ne avevano ricevuto un’altra di grado inferiore. Questa distinzione, che rendeva possibile una parziale critica della Legge, intervenne soprattutto in riferimento a Ez 20,25 e alla tradizione interpretativa collegata a questo passo: allora io diedi loro perfino statuti non buoni e leggi per le quali non potevano vivere» (Gnilka).
Durezza del vostro cuore, vuol dire rifiuto dell’invito alla conversione (cfr. Rm 2,5). Essa è in rapporto all’annuncio: chi crederebbe al nostro ascolto? (Gv 12,38); inoltre caratterizza i discepoli all’annuncio del Signore Risorto: incredulità e durezza di cuore (Mc 16,14). Per questo il Sal 95,8 esorta: Non indurite il vostro cuore. Quindi è vedere l’opera del Signore e metterlo alla prova e tentarlo. Così agiscono i farisei: essi manifestano il cuore indurito perché tentano il Signore. La storia del popolo d’Israele è caratterizzata da questo indurimento del cuore che rende incapace la comprensione, l’intelligenza della Legge: Aprimi gli occhi perché io contempli le meraviglie della tua legge (Sal 119,18)2.
2 durezza di cuore corrisponde nei LXX a “incirconcisione di cuore” Dt 10,16; Gr 4,4 LXX; Sir 16,10; (duro di cuore Pr 17,20; Ez 3,7). Essa «denota l’ostinata insensibilità umana agli annunci della volontà salvifica di Dio, che domanda di essere accolta dall’uomo nel cuore, centro della sua vita personale» (Behm).
6 Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina;
7 per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola.
Il punto iniziale del discorso non è quindi la legislazione di Mosè quanto l’inizio della creazione, dove inizio o principio non indica solo un inizio temporale ma il principio costituivo della creazione stessa, il disegno originario di Dio prima del peccato e della conseguente durezza del cuore. Questo dato fondante è costituito dal fatto che Dio li creò maschio e femmina. Questo è l’uomo, per cui egli lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. L’uomo lascerà la sua famiglia d’origine e in forza del disegno divino scritto in loro l’uomo e la donna da due diverranno una sola carne.
Il rapporto quindi tra i due testi (Dt 24,1 e Gn 2,24) è caratterizzato da una diversa economia: l’uno appartiene al disegno originale della creazione (Gn), l’altro alla condizione storica della durezza (incirconcisione) di cuore (Dt).
8 Sicché non sono più due, ma una sola carne.
Gesù non ripete ma commenta con autorità, infatti si potrebbe intendere che i due sono sì una carne sola ma restano due. Gesù dice: non sono più due ma una carne sola. Non essendo più due non possono essere separati, come subito Egli dice.
9 L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto».
Nessuna autorità umana (l’uomo) da quella degli sposi a quella civile e religiosa può separare quanto Dio ha congiunto. L’unione, che l’uomo e la donna realizzano di loro iniziativa, è radicata in quell’atto creativo per cui il rapporto una volta realizzato sussiste oltre la loro volontà. È della natura stessa del concepimento. Come l’atto posto dai coniugi non può annullare il concepito così la loro unione non può annullare l’unica carne. Ogni intervento diviene una finzione, non ha nessuna validità se non distruttiva. Così accade riguardo all’aborto come pure al divorzio.
10 Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:
11 «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei;
12 se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio».
Questo insegnamento è dato in casa. Gesù risponde dando un comando; questo è un testo legislativo che la comunità dei discepoli deve tener presente. Il Signore include ora nel suo discorso il sesto comandamento: Non commettere adulterio (Es 20,24; Dt 5,17). Egli quindi lo legge alla luce del disegno originario di Dio e quindi il ripudio stesso sia da parte dell’uomo che della donna è in realtà adulterio.
13 Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.
Gli presentavano, il termine greco assume in seguito un valore sacrificale: gli offrivano.
Li accarezzasse (lett.: li toccasse) come segno di benedizione e di predilezione, come ha già fatto in precedenza con il bambino a Cafarnao. Ma i discepoli non hanno capito e continuano a non capire.
14 Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.
S’indignò solo qui è detto di Gesù. Questo ne mette in luce l’importanza. Egli s’indigna con i suoi discepoli, è più severo con loro perché esige che imparino bene quanto sta per dire. Infatti i bimbi hanno un ruolo importantissimo nel regno dei cieli.
Non li impedite. È la seconda volta che Gesù interviene per aprire i discepoli: essi tendono a chiudersi e quindi a impedire l’accesso a Gesù. Culman e Jeremias citati da Gnilka vedono qui una pericope battesimale. Il verbo impedire infatti ricorre in At 8,36; 10,47; 11,17 in contesti battesimali.
La motivazione che Gesù porta è forte: di costoro è il regno dei cieli. I poveri, i perseguitati sono beati perché di essi è il regno dei cieli e lo sono pure i bimbi. Gesù opera così un rovesciamento delle categorie del merito per dare il primato alla gratuità, al dono, al beneplacito divino (cfr. Mt 11,25).
15 In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso».
Gesù conferma quanto dice con una solenne affermazione: accogliere il regno di Dio come un bambino (vedi 9,37 è il farsi piccolo (9,49), il servo e l’ultimo di tutti (9,35). Solo così si entra in esso perché così è Gesù. Chi comprende la sua piccolezza e la fa sua entra nel regno. Il rifiuto dei bimbi è il rifiuto del regno e quindi di Gesù: è essere esclusi dalla vita eterna.
16 E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.
L’abbraccio di Gesù e la sua benedizione sono il segno di questa appartenenza al regno.
PADRI DELLA CHIESA
Non ripudiare la tua sposa: significherebbe negare che Dio è l’autore della tua unione. Infatti, se è tuo compito sopportare e correggere i costumi degli estranei, a maggior ragione lo è nei riguardi di tua moglie. Tu ripudi la tua sposa quasi fosse nel tuo pieno diritto: tu credi che ciò ti sia permesso perché la legge umana non lo vieta. Ma lo vieta la legge di Dio: e se ubbidisci agli uomini, devi temere Dio (Ambrogio, Esposizione sul vangelo di Luca).
Dopo aver riproposto la legge antica, ora Cristo con autorità la interpreta e sancisce dicendo: “Pertanto non sono più due ma una carne sola”. Ebbene, come è un delitto tagliare carne umana, è un crimine separare il marito dalla moglie. Non si limita a questo, ma si appella anche all’autorità di Dio, dicendo: “Non separi l’uomo ciò che Dio congiunse”. Dimostra così che tale separazione va contro natura e contro la legge: contro natura, perché si tagli ciò che è una sola carne; contro la legge, perché avendo Dio congiunto e comandato che non si separi ciò che egli ha unito, non si pensi ugualmente a separarlo (Giovanni Crisostomo, Commento al vangelo di Matteo).
PASSI BIBLICI PARALLELI
Confronta:
Mt 19,1-9.13-15
vv 2-4
Dt 24,1: Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che essa non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa.
Mal 2,13-16: Un’altra cosa fate ancora; voi coprite di lacrime, di pianti e di sospiri l’altare del Signore, perché egli non guarda all‟offerta, né la gradisce con benevolenza dalle vostre mani. E chiedete: Perché? Perché il Signore è testimone fra te e la donna della tua giovinezza, che ora perfidamente tradisci, mentr’essa è la tua consorte, la donna legata a te da un patto. Non fece egli un essere solo dotato di carne e soffio vitale? Che cosa cerca quest’unico essere, se non prole da parte di Dio? Custodite dunque il vostro soffio vitale e nessuno tradisca la donna della sua giovinezza. Perché io detesto il ripudio, dice il Signore Dio d’Israele, e chi copre d’iniquità la propria veste, dice il Signore degli eserciti. Custodite la vostra vita dunque e non vogliate agire con perfidia.
Ger 3,1-5: Se un uomo ripudia la moglie ed essa, allontanatasi da lui, si sposa con un altro uomo, tornerà il primo ancora da lei? Forse una simile donna non è tutta contaminata? Tu ti sei disonorata con molti amanti e osi tornare da me? Oracolo del Signore. Alza gli occhi sui colli e osserva: dove non ti sei disonorata? Tu sedevi sulle vie aspettandoli, come fa l’Arabo nel deserto. Così anche la terra hai contaminato con impudicizia e perversità. Per questo sono state fermate le piogge e gli scrosci di primavera non sono venuti. Sfrontatezza di prostituta è la tua, ma tu non vuoi arrossire. E ora forse non gridi verso di me: Padre mio, amico della mia giovinezza tu sei! Serberà egli rancore per sempre? Conserverà in eterno la sua ira? Così parli, ma intanto ti ostini a commettere il male che puoi.
Is 54,5-8: Poiché tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome; tuo redentore è il Santo di Israele, è chiamato Dio di tutta la terra. Come una donna abbandonata e con l’animo afflitto, ti ha il Signore richiamata. Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù? Dice il tuo Dio. Per un breve istante ti ho abbandonata, ma ti riprenderò con immenso amore. In un impeto di collera ti ho nascosto per un poco il mio volto; ma con affetto perenne ho avuto pietà di te, dice il tuo redentore, il Signore.
1Cor 7,10-11: Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito - e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito non ripudi la moglie.
Gv 5,39; Mt 1,19.
vv 5-9
Mc 3,4-5: Poi domandò loro: “È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?”. Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell’uomo: “Stendi la mano!”. La stese e la sua mano fu risanata.
Dt 31,24-27: Quando Mosè ebbe finito di scrivere su un libro tutte le parole di questa legge, ordinò ai leviti che portavano l’arca dell’alleanza del Signore: “Prendete questo libro della legge e mettetelo a fianco dell’arca dell’alleanza del Signore vostro Dio; vi rimanga come testimonio contro di te; perché io conosco la tua ribellione e la durezza della tua cervice. Se fino ad oggi, mentre vivo ancora in mezzo a voi, siete stati ribelli contro il Signore, quanto più lo sarete dopo la mia morte!”
Ne 9,16-17: Ma essi, i nostri padri, si sono comportati con superbia, hanno indurito la loro cervice e non hanno obbedito ai tuoi comandi; si sono rifiutati di obbedire e non si sono ricordati dei miracoli che tu avevi operato in loro favore; hanno indurito la loro cervice e nella loro ribellione si sono dati un capo per tornare alla loro schiavitù. Ma tu sei un Dio pronto a perdonare, pietoso e misericordioso, lento all’ira e di grande benevolenza e non li hai abbandonati.
At 7,51: O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi.
Gen 1,1: In principio Dio creò il cielo e la terra.
Gen 1,27: Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.
Ef 5,25-33: E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito.
1Cor 6,15-20: Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, è detto, un corpo solo. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dá alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo. O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
Rm 7,1-3.
vv 10-12
Mt 19,9: Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra commette adulterio.
Eb 13,4: Il matrimonio sia rispettato da tutti e il talamo sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio.
vv 13-16
Mc 10,48-49: Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Allora Gesù si fermò e disse: “Chiamatelo!”. E chiamarono il cieco dicendogli: “Coraggio! Alzati, ti chiama!”
Sal 8,3: Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Mt 11,25-26: In quel tempo Gesù disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te”.
Mt 18,1-5: In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: “Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?”. Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non …
Mt 18,10: Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. È venuto infatti il Figlio dell’uomo a salvare ciò che era perduto.
Mc 9,33-37: Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: “Di che cosa stavate discutendo lungo la via?”. Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”. E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.
Gv 3,3-6: Gli rispose Gesù: “In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”. Gli disse Nicodèmo: “Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta …
Sal 131,1-2; Is 40,11.
PREGHIERA DEI FEDELI
- Preghiamo il Padre che ha prediletto i piccoli e i bimbi facendoli immagine del Figlio suo e di tutti gli eletti.
Preghiamo insieme e diciamo:
Padre, ricco di tenerezza, ascoltaci.
- Accogli, o Misericordioso, le preghiere della tua Chiesa e affretta i tempi della sua glorificazione nel tuo Regno, noi ti preghiamo.
- Allevia, o unico Buono, le sofferenze delle membra doloranti dell’umanità perché possano godere del sollievo della tua visita coloro che tu riempi della tua compassione, noi ti preghiamo.
- Sii accanto a chi erra nelle vie della menzogna e dell’inganno, perché vedano la luce incorruttibile dell’Evangelo e si dirigano con mente ferma verso di te, noi ti preghiamo.
- Benedici le nostre famiglie: rendi saldo e puro il vincolo coniugale, dà la gioia dei figli e dirigi il cuore dei fidanzati verso il vero amore, che da te scaturisce come fonte perenne di vita noi ti preghiamo.
- Sii nel sorriso dei nostri bimbi perché nel loro limpido sguardo possiamo vedere un raggio del tuo paradiso, noi ti preghiamo.
Dio, che hai creato l’uomo e la donna, perché i due siano una vita sola, principio dell’armonia libera e necessaria che si realizza nell’amore; ascolta la nostra preghiera e per opera del tuo Spirito riporta i figli di Adamo alla santità delle prime origini, donando loro un cuore fedele perché nessun potere umano osi dividere ciò che tu stesso hai unito.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.